lunedì 20 luglio 2009

La mafia è morta?


"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino

Relegato a qualche veloce notizia sui mass media ieri correvano 17 anni dal 19 luglio del 1992. Giorno in cui veniva ucciso uno dei più grandi magistrati italiani. In modo barbaro, truce ed infame venivano uccisi con un attentato dinamitardo mentre si recavano a trovare la madre Paolo Borsellino e 5 uomini della scorta.
Paolo Borsellino sapeva benissimo, sopratutto dopo la morte di Giovanni Falcone, che era ormai questione di tempo. Le istituzioni anzichè cercare di proteggerlo, lo hanno messo nel mirino della mafia facendolo diventare Superprocuratore.

Giusto ieri sera sentivo su youtube una delle sue ultime interviste nella quale ricordava una frase dettagli da Antonino Cassarà (anche egli ucciso dalla mafia il 6 agosto 1985) "Ricordiamoci tutti che siamo dei cadaveri che camminano". Così è stato, poco tempo dopo è stato ucciso.

Questo breve articolo è dedicato a Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Antonio Cassarà e tutti gli eroi che hanno dedicato la loro vita a combattere il non-stato, a cercare di fermare i fenomeni di abusivismo di potere e a scontrasi contro buracratismi ed apparatismi dei poteri mafiosi nettamente superiori alle loro forze. Nonostante questo, nonostante le minacce di morte, il discredito gettatogli addosso dalla politica di allora e dai loro stessi capi e presunti amici sono riusciti ad aprire un varco nell'omertà mafiosa. Sono stati uccisi perchè pericolosi, sono stati uccisi perchè stavano facendo qualcosa che a loro non andava. Non doveva accadere, lo Stato avrebbe dovuto difendere gli uomini chiave della lotta all'illecito.

Il titolo dell'articolo è una domanda provocatoria ma che di fatto mi gira nella testa da parecchio tempo. Dov'è finita la mafia? Se dovessimo osservare il fenomeno dal punto di vista dinamitardo e di attentati verso lo Stato e le sue figure chiave potremmo dire che le mafie in Italia non esistono più e che si siano estinte come i dinosauri e il comunismo.

C'è però da dire che ogni settimana si hanno notizie a proposito di arresti di mafiosi, camorristi e qualche appartenente alla ndrangheta. Spesso e volentieri si sentono notizie di maxi sequestri di droga, soldi e armi.
Bisogna inoltre sapere che il non-stato, lo stato dentro lo stato, le mafie italiane, hanno un giro di fatturato di centinaia di miliardi di euro. Si stima che la sola ndrangheta abbia un fatturato pari al PIL di Estonia e Slovenia sommati.
Alla luce dei fatti sopra riportati la conclusione semplice e realistica è che le mafie si siano fatte furbe, si siano istituzionalizzate. La mentalità è cambiata; è più comodo lavorare sotto e fingere di non esistere.

Seconda domanda provocatoria è la seguente. Ma se durante gli anni '80 e '90 (prima dello scandalo di Mani Pulite) l'Italia girava a bustarelle e tangenti è possibile che qualche favore sia stato fatto a qualche mafioso? Una società criminale che fattura 130 miliardi (sommando tutte le mafie italiane) ha un certo potere. La capacità di soggiogare le masse per una tale organizzazione è indubbia e fuori discussione. Potrebbe essere allora che qualche prestanome sia stato eletto nei poteri dello Stato per curare gli interessi di una azienda da 9 punti di PIL?

Domande e dubbi che per ora non hanno risposta. In un futuro i libri di storia parleranno di questo periodo e mi chiedo quale sarà la "trama" di questi 2 secoli di storia italiana. Mi chiedo come verrà ricordata l'Italia degli anni di piombo, l'italia delle stragi e il periodo successivo dove "la mafia non esisteva più". Come è stato detto da qualcun altro ai posteri l'ardua sentenza.

Vi lascio con due video presi da youtube da guardare ed ascoltare con attenzione. Nel primo un giovane Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia ed attuale Senatore dell'Udc condannato per favoreggiamento alla mafia, da contro al pool antimafia (notare l'espressione di Giovanni Falcone) durante una puntata del "Maurizio Costanzo Show". Nel secondo invece una delle ultime interviste a Paolo Borsellino nella quale cita il virgolettato poco sopra di Antonino Cassarà.





Luca Borsetta, un italiano

EDIT: osservando le foto storiche di eroi immolati alla causa, assassinati dalle mafie mi prende una certa nostalgia.

In particolare in una foto di Antonino (Ninni) Cassarà si vede dietro di lui un vecchio telefono pubblico degli anni '70-'80 e mi prende una strana sensazione di rammarico; non rammarico per quegli anni che ho vissuto marginalmente ma rammarico per il diritto che bande criminali, mafiosi, infami si sono presi ponendo fine alla vita di persone che sarebbero tra noi ancora adesso.
Immagini cristallizzate dal tempo, grandi personaggi sugellati e bloccati in un passato lontano, scomparsi prematuramente non per cause naturali. La mafia ha commesso non solo un crimine verso le vittime, i familiari e lo Stato ma anche verso di noi che avremmo avuto tutto il diritto di vedere crescere ed invecchiare questi grandi personaggi.

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