venerdì 24 luglio 2009

L'Italia non è mai cresciuta

Sto leggendo, o per meglio dire divorando, il libro "Centomila punture di spillo" di Federico Rampini e Carlo de Benedetti.

Il libro coniuga politica economica mondiale/italiana e new economy spiegando meccanismi, sistemi speculatori e affari bancari.

In particolare sono stato attirato da un capitoletto che parla della crescita economica italiana con riferimenti alla politica e ai vari periodi storici.
Da questo capitolo ho concluso un fatto, preoccupante e sconfortante. L'Italia non è mai cresciuta per merito.

Mi spiego, dopo la seconda guerra mondiale, l'Italia era completamente distrutta. La ricostruzione portò il Belpaese a crescere decisamente, molto più che qualsiasi altro Stato europeo.

Durante gli anni '60 l'Italia cominciò a vivere un periodo di forte crescita di export grazie a capacità produttive ineguagliabili, stipendi più bassi rispetto al resto del mondo occidentale e basso costo del petrolio.
Purtroppo, durante gli anni '70 cominciarono i problemi.
La riforma del lavoro e le conquiste sindacali portarono ad un aumento del 25% del costo del lavoro.
Scoppio poi una guerra tra Egitto e Siria da una parte e Israele dall'altra. Israele, già allora grande potenza, stava vincendo senza problemi quando i Paesi dell'Opec, per aiutare Egitto e Siria, cominciarono a centellinare la produzione del greggio portando il prezzo da 2 a 12 dollari al barile.
L'aumento degli stipendi e l'aumento dei costi diretti ed indiretti derivanti della decuplicazione economica del petrolio si trasformarono in perdita di competitività.

Per risollevare l'economia la politica di allora decise furbamente di ricorrere alla svalutazione della Lira. Come si svaluta una moneta? Emettendone altra. Come si emette altra moneta? Emettendo titoli di debito pubblico.
Lo sputtanamento della Lira rispetto alle altre monete giovò alle aziende italiane che rinvigorite della ritrovata competitività verso l'estero ricominciando a crescere in modo notevole.
Comincia così la crescita esponenziale del debito pubblico.

Ogni volta che c'era necessità di riguadagnare competetività con l'export bastava svalutare la moneta per vendere in America, Francia e Germania.

Peccato che i grandi economisti non si fossero resi conto della gravità che lo sputtanamento della moneta e la crescita incontrollata del debito pubblico causasse.

Alla luce dei fatti sopra riportati si evince una cosa importante. L'economia italiana non è mai cresciuta senza aiuti statali. Il PIL crebbe nel dopoguerra grazie alla ricostruzione e nei decenni successivi grazie alla svalutazione della moneta. Il guadagni imprenditoriali di allora ci stanno affossando adesso. Politiche economiche volte al riguadagno competitivo nel medio-lungo termine ci avrebbero risparmiato parte dell'attuale disastrosa situazione.


Luca Borsetta, un italiano

2 commenti:

Polìscor ha detto...

Mmmm.... Non ho il libro sotto mano, ma immagino come secondo De Benedetti l'Italia potrebbe tornare a correre...

Unknown ha detto...

riforme strutturali, un posto sicuro nella globalizzazione e meno incuici... non mi pare poi così comunista...

Posta un commento